Opzione BES per progettare un futuro sostenibile –

Articolo di Maria Silvestrini

Tre ore di intensa riflessione su quanto è importante oggi avere un sistema di rilevazioni ampio e condiviso che partendo dall’analisi integrata dei principali fenomeni sociali, ambientali ed economici del territorio, sia in grado di fornire indicazioni precise per la definizione
ex ante degli obiettivi di policy applicabili all’area e per la lettura in itinere ed ex post dei risultati ottenuti.
Un processo di lettura dei dati sensibili che, senza sostituire il PIL, lo integri
con quelli che definiscono la qualità della vita dei cittadini.
Venerdì 14 ottobre 2016, in Camera di Commercio, il tema al centro di un nuovo paradigma di sviluppo è stato il BES, sistema di indicatori del Benessere Equo e Sostenibile di un territorio. Protagonisti la professoressa Filomena Maggino dell’Università di Firenze, il dott. Michele Dau Presidente del Comitato OCSE per lo Sviluppo Locale e direttore del CNEL, la professoressa Barbara Scozzi del Politecnico di Bari; l’incontro è stato presentato dal presidente di Camera di Commercio Luigi Sportelli.

L’indice BES, adottato dall’ISTAT negli ultimi anni, ha spiegato Filomena Maggino, nasce da un lungo lavoro, anche accademico, che ha avuto la sua definitiva consacrazione dalla Commissione Fitoussi del 2008 “oltre il PIL”. Prevede l’individuazione di una serie di indicatori raccolti in 12 domini che tracciano sensibilità, coesione, capacità relazionali di una comunità intorno alla qualità della vita che si percepisce sul territorio. Da quello che misuriamo nascono le linee guida per progettare e gestire governances in maniera sostenibile.

L’impegno su questo tema del Centro di cultura “G. Lazzati”, Camera di Commercio, Politecnico e Università risale al 2015 quando in un primo incontro con la dottoressa Linda Laura Sabbadini Direttore del Dipartimento ISTAT per le Statistiche Sociali ed Ambientali, si dette inizio ad un momento costruttivo programmatico, generativo. “Non solo PIL”, le categorie quantitative del nostro vivere, ma anche le categorie qualitative, relazionali del convivere furono spiegate e alla luce di esperienze in atto in sede scientifica e accademica (Università di Firenze e Università Bicocca di Milano), si dette inizio ad un impegno sinergico perché, a Taranto, possa nascere tramite l’Università e il Politecnico, una esperienza di formazione permanente e  curriculare per la creazione di mentalità e di capacità, private e pubbliche, idonee ad incrementare una radicata cultura della vivibilità del territorio. La professoressa Barbara Scozzi, con competenza e passione ha presentato il Corso di Alta formazione che partirà a Taranto dal prossimo anno. Un ciclo di seminari completato da 5 laboratori ed un project work, per formare “figure capaci di definire politiche di sviluppo urbano intelligenti sostenibili e inclusive e di monitorare ed implementare le relative pratiche”. Il corso è rivolto agli amministratori e dipendenti delle pubbliche amministrazioni e a giovani laureati.

Centrale, per comprendere le strategie operative di un nuovo modello di sviluppo, è stato l’intervento del dott. Michele Dau che ha tratteggiato l’attuale situazione di crisi economica a livello globale ed i limiti delle possibili vie d’uscita a partire da quelle di tipo liberistico, ormai ampiamente bocciate da un periodo di crisi che non accenna ad allentare la presa. “Il governo della globalizzazione fino ad ora è stato inadeguato e le sfide del clima e dell’emigrazione del Sud del mondo fanno intravedere difficoltà sempre crescenti per la vecchia Europa. Senza nuova ricchezza non si saldano le diseguaglianze, e per innescare un nuovo processo di crescita bisogna spostare l’accento dalla quantità alla qualità, come dire dal Pil al Bes”. Ma non basta l’analisi, occorre un cambiamento culturale che consenta di migliorare la qualità istituzionale e politica delle attuali democrazie e di ridurre la frammentazione del corpo sociale. “Il pluralismo è una forza – ha detto Dau – senza una capacità inclusiva e partecipativa della società non c’è coesione e ciò impedisce anche un sano sviluppo produttivo”.

Il presidente del Centro di cultura prof. Domenico Amalfitano ha concluso i lavori sottolineando quanto il lavoro condiviso con la Camera di Commercio sui temi dell’Economia civile in questi anni, stia portando lentamente il territorio jonico a comprendere i termini della profonda crisi in atto e a percepire la sfida ad essere un laboratorio costruttivo per un nuovo modello di sviluppo.

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