Saperi ed imprese insieme per un nuovo paradigma economico

Articolo di Maria Silvestrini – RADIOCITTADELLA
7 APRILE 2018

Difficile sintetizzare una intensa giornata di ascolto e confronto sui temi della nuova economia, specie quando i principali protagonisti costruiscono un mosaico complesso in cui il pensiero e l’azione si intrecciano per riscoprire una comune empatia nella ricerca del bene comune. Di fronte ad una platea di imprenditori e ricercatori provenienti da tutta la Puglia si sono confrontati i grandi nomi dell’Economia sostenibile: Giuseppe Buffon, Enrico Giovannini, Mauro Magatti, Catia Bastioli, Vera Corbelli, hanno indicato le cause e gli effetti di una crisi di sistema che ha avuto il suo apice nel 2018. Chiamati intorno al tavolo dalla Pontificia Università Antonianum in collaborazione con la Camera di Commercio di Taranto, del Centro di cultura Lazzati, della Provincia dei Frati Minori, hanno messo sul tavolo le possibili soluzioni ed i concreti sviluppi delle nuove tecnologie su cui nel pomeriggio di venerdì e nella giornata di sabato si sono poi confrontati imprenditori e docenti universitari del territorio per tessere quella Rete internazionale per l’Ecologia che ha nella nostra città il principale laboratorio.

tavolo 2 buono

Con brevi parole il padrone di casa, presidente Luigi Sportelli, ha dato il benvenuto agli ospiti ed ha presentato il grande lavoro che la Camera ha svolto nel promuovere un’ottica di sostenibilità attraverso il corso BES, le Società Benefit, il monitoraggio territoriale con i nuovi indici. I professori Tursi ed Albino hanno sottolineato il ruolo dell’Università di Bari e del Politecnico nella lettura ampia dei bisogni del territorio non solo con accessioni tecniche o specialistiche, ma aperta al dialogo con tutti i soggetti portatori di saperi. Il saluto dell’Arcivescovo di Taranto, mons. Santoro, assai attento ai temi della sostenibilità è stato portato da don Antonio Panico responsabile della LUMSA. Con Antonio Maria Mira, giornalista del quotidiano Avvenire e moderatore del dibattito, si è quindi entrati nel vivo dei temi proposti.
“Chiamare le imprese a due giorni di “otium” per riflettere sulle opportunità del momento presente vuol dire proporre l’otium come prerequisito per la creatività necessaria per superare la crisi attuale”. Padre Buffon ha un approccio assolutamente originale al tema del recupero dell’identità di impresa in funzione dei suoi obiettivi. La modernità spinge alla specializzazione, ma questa può favorire la creatività solo se è libera di esprimersi anche in una dimensione spirituale. L’Accademia deve riscoprire una sorta di comunicazione empatica nei confronti dell’impresa e della società per creare un laboratorio di sinergie. Per costruire un futuro migliore ci serve contemplazione ed utopia.

giovannini

Un’utopia sostenibile è la via maestra che Enrico Giovannini, collegato via skype con il seminario, indica per il raggiungimento entro il 2030 deli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’ONU. Il professore sottolinea quanto la situazione di crisi della città di Taranto sia emblematica di uno sviluppo insostenibile e di una società in difficoltà a superare lo shock del cambiamento, chiusa agli stimoli esterni e titubante di fronte alle nuove possibili soluzioni. Un esempio a livello planetario per comprendere come sia necessario un quadro concettuale più ampio per superare l’attuale crisi di sistema. Mettere lo sviluppo sostenibile al centro dell’azione politica vuol dire riconoscere che il vecchio modello liberista-consumista non funziona più e che un cambio di passo è possibile solo se si modificano contemporaneamente la mentalità e la governance di un Paese.
Catia Bastioli e Mauro Magatti

“Non abbiamo un Pianeta di riserva”, sembra una banalità ma è l’inizio di una riflessione molto seria che Mauro Magatti fa sulla necessità di guardare alle trasformazioni economiche in atto con un taglio antropologico. “C’è un ambiente ed una società che non coincide con noi stessi. Il processo storico iniziato con la rivoluzione del ’68 ha slegato i limiti della libertà individuale, una conquista che in campo economico ha lasciato spazio ad un neoliberismo espresso, negli ultimi cinquant’anni, da una progressiva spinta verso una società consumistica. Si può scardinare questo sistema ripensando il tutto in chiave di sostenibilità?” La domanda del professor Magatti trova risposta nella riflessione su una crescita funzione del benessere e non dei beni, di una logica relazionale e non solo individualista. Libertà, lavoro, impresa, devono essere reinterpretate a livello culturale per non implodere in sé stesse. Occorre un pensiero generativo capace di creare un nuovo scambio fra interessi economici e sociali mediato dalla politica. Dopo gli anni dell’espansione illimitata l’avvento dello scambio sostenibile-contributivo potrebbe permetterci di recuperare e valorizzare la nostra matrice culturale.
Cambiare è possibile, anzi è già il presente per aziende come Novamont, azienda nata sulla sfida ad uno sviluppo sostenibile e per un nuovo modello di rigenerazione territoriale. Ne parla con trasporto Catia Bastioli fondatrice ed Ad dell’azienda. La novità dell’impresa nasce proprio dalla capacità di partire dall’inquinamento per trasformare la situazione negativa in uno strumento di cambiamento e profitto. La Novamont, leader nel settore della biochimica, ha creato valore aggiunto cercando di riconnettere l’economia ai territori grazie all’innovazione dei processi. “Più i territori sono desertificati più sono capaci di imboccare la via dell’innovazione, guardando alla specificità delle proprie eccellenze e alla capacità di mettere insieme energie positive”. Catia Bastioli affronta le sfide mettendo insieme le diversità e credendo fino in fondo in una economia circolare capace di rigenerarsi. Parla di suolo ricostituito, di bioraffinerie, di decarbonizzazione. Il futuro è già qui, bisogna solo avere la forza di scommetterci su.

dott.a Corbelli

La prima mattinata di riflessione sull’ecologia integrale si è chiusa con la relazione del Commissario alle bonifiche Vera Corbelli, che ha illustrato i risultati raggiunti nel territorio jonico da oltre tre anni di lavoro di monitoraggio e bonifica. Lavoro lungo, puntiglioso, reso difficile spesso dalla mancanza di interazione, ma comunque proficuo.
I cambiamenti nella storia non sono mai solo economici. L’approccio interdisciplinare all’argomento consente di ridefinire i parametri, sviluppare tecnologie risolutive, migliorare la governance della nostra società, cambiare mentalità. Difficile, ma non impossibile.

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